corso di pianoforte 7

Quanto è importante saper leggere la musica?

Forse avete pensato che la cosa migliore per saper suonare uno strumento è quello di imparare un pezzo a memoria. Certamente l’aver imparato un brano a memoria vi consente di eseguirlo bene e fare bella figura con chi vi ascolta, ma non si deve pensare che questa modalità sostituisca il saper leggere bene la musica, magari a prima vista.
Possiamo fare un paragone tra il saper leggere una lingua ed il saper leggere la musica.
Potreste pensare che possa bastare per la vostra vita di conoscere solo qualche poesia e magari qualche libro a memoria?
La cosa sarebbe comunque molto ardua e non vi permetterebbe di accedere a tutto il sapere del mondo, non potreste sapere cosa nasconde un semplice quotidiano, oppure non avreste idea dei pensieri di molti altri autori. La vostra vita culturale sarebbe davvero arida e limitata.
La bellezza di poter leggere uno spartito e scoprirne tutti i segreti è una meraviglia riservata a chi riesce a decifrare la notazione musicale e riesce ad eseguire i brani.
La disponibilità di spartiti musicali è immensa e spazia attraverso la storia, abbracciando innumerevoli stili, melodie e ritmi.
Certamente la capacità di lettura richiede molta applicazione, molte ore dedicate allo studio ed alla pratica, proprio come molto studio e pratica occorrono per poter leggere normalissimi racconti.
Se pensate agli anni che avete impiegato da piccoli per arrivare a leggere in modo fluido e cosciente un brano di prosa, potrete capire meglio quale sia lo sforzo necessario, ma adesso avete tra le mani lo splendido strumento che vi permette l’universale conoscenza.
Detto questo, l’invito è quello di armarvi di una buona dose di pazienza e tanto entusiasmo ed affrontare e portare a termine lo studio della lettura musicale, cosa che avverrà per gradi, in modo altalenante, visto che la nostra mente non procede in modo lineare e progressivo nell’apprendimento, ma a salti.
Non aspettatevi quindi ogni giorno di migliorare, ma abbiate fiducia in voi stessi e vedrete che i risultati ci saranno.

Nel caso dello studio del pianoforte vi sono due maniere di fare lettura di uno spartito, la prima più classica è quella della lettura del doppio pentagramma, detto anche endecalineo, in chiave di violino e chiave di basso e la seconda è quella del solo pentagramma in chiave di violino affiancato dalla armonia indicata dalle sigle degli accordi.
Nel primo caso la lettura è più complessa ma offre delle sonorità armoniche assai superiori alla seconda, anche se migliorata dalla indicazione della nota al basso, possibile attraverso la barra che di fatto indica un rivolto dell’accordo.
La possibilità di indicare in maniera estesa le note dell’armonia offre infinite possibilità che la sigla dell’accordo non potrebbe mai raggiungere.
Ovviamente la sola indicazione attraverso una sigla, ancorché più complessa con l’indicazione al basso, resta assai più semplice della lettura multipla di note verticali comunque combinate.
Una possibilità data dallo spartito con l’indicazione delle sigle è la maggiore libertà e propensione all’improvvisazione ed interpretazione del pezzo, questo porta chi ha buone basi ed esperienza in armonia ad introdurre varianti che non sono di fatto presenti nello spartito e non sarebbero suggerite neppure da uno spartito di tipo classico.
L’uso di arpeggi più liberi, di incisi e cadenze improvvisate, di variazione libera delle posizioni accordali in corso di esecuzione possono portare ad ottenere un ascolto assai piacevole, anche maggiore che nel caso di una esecuzione completamente rispondente alle indicazioni della notazione, ma questo, come già detto, risiede nelle capacità individuali dell’esecutore, e non nel tipo di notazione disponibile.